Siamo seduti nell’autobus numero 7, quello che in mezzoretta ci porta da Turku a Naantali, la bella città di mare che dista circa 15 km e che dal 1993 ospita Muumimaailma, il parco a tema, regno dei Muumi. L’autista che ci è capitato è di quelli dalla guida “nervosa”, che si palesa in frenate decise e ripartenze aggressive. Il paesaggio è monotono, lo stesso cui ci si abitua presto quando si esce da una qualsiasi città finlandese: alberi a destra e alberi a sinistra. La bambina è contenta e io pure (mi diverte sempre lasciarmi coinvolgere dai suoi entusiasmi), e chiacchieriamo mentre mia moglie, unico adulto della spedizione, predice il futuro dalla borsa che minuziosamente ha preparato questa mattina: è tutto in ordine, non manca niente, non ci dovrebbero essere intoppi. Il sole non manca.
Naantali, cittadina medievale tra le più antiche in Finlandia, con un pittoresco centro storico le cui case sono chiamate per nome (Jeremias, Hattu, Pusa…), è oggi fiorente meta turistica e luogo designato per la residenza estiva del Presidente della Repubblica: la villa presidenziale, Kultaranta, sorge a Luonnonmaa, una delle tante isole distese all’incrocio tra il Golfo di Finlandia e quello di Botnia. La città di Naantali, che già da sola meriterebbe la visita, è anche famosa per essere indicata tra i luoghi in cui potrebbe nascondersi il Sacro Graal (ebbene sì!): gli appassionati delle storie di Dan Brown, volendo, possono dare una sbirciatina furtiva negli angoli più oscuri della chiesa medievale.
Saltiamo giù dall’autobus e veniamo a sapere dalla segnaletica che per raggiungere il parco ci aspetta una camminata di circa un chilometro, piacevole perché costeggia il mare. L’arrivo a destinazione è preceduto da un lungo ponte in legno che collega la terraferma all’isola su cui sorge Muumimaailma: la passerella sull’acqua si fa metafora del passaggio dal mondo reale a quello descritto da Tove Jansson, e più si cammina e più si fa viva la sensazione di entrare nella storia senza conflitti che l’autrice finno-svedese aveva iniziato a scrivere già durante la Guerra d’Inverno (1939-1940) e che fu pubblicata per la prima volta al termine della seconda guerra mondiale. Il più sdolcinato e ovattato dei mondi, in cui i personaggi – anche quelli più burberi e “spaventosi” – appaiono ragionevoli e in armonia con il resto, tondeggianti e privi di spigoli come la casa cilindrica in cui vivono, non è che una reazione alla violenza della guerra, una risposta dettata dalla necessità di lasciarsi tutto alle spalle: le pagine dei racconti diventano un rifugio per la scrittrice e per i giovani lettori scossi dall’incertezza del periodo storico appena vissuto, una “terra ideale” da raggiungere con la lettura e in cui trovare pace. Ed è proprio questo l’inizio che Tove Jansson decide di dare all’avventura: il trovare pace in una terra ideale, dopo tutta una serie di peripezie e avversità, è quello che accade ai protagonisti nel primo racconto, Småtrollen och den stora översvämningen (Muumit ja suuri tuhotulva; I Muumi e la grande alluvione), in cui si narra di una inondazione finale che trascina la famiglia di paffuti troll a Muumimaailma, il loro nuovo mondo, e finalmente in salvo.
Agli ingressi svanisce un po’ la poesia e sorprende il cartello dei prezzi dei biglietti familiari: “4 persone 120€, 5 persone 150€, 6 persone 180€…” Deduco che per una famiglia da 7, gli euro saranno 210. Di solito, se si decide di esporre una tabella del genere è per indicare una diminuzione del prezzo del biglietto in proporzione all’aumento del numero delle persone che compongono il gruppo: qui, invece, semplicemente ti aiutano con le tabelline (30 euro a persona erano e 30 rimangono). Il prezzo del biglietto singolo, quello per i non accompagnati da famiglia, è 31€: una bella sommetta che i finlandesi e i numerosi giapponesi – veri fanatici dei Muumi dal 1969, da quando la serie TV fu trasmessa nel loro paese – pagano col sorriso stampato e senza malumori. Tutti i tipi biglietti possono essere acquistati anche on line, garantendosi un risparmio di 2€ a pezzo.
All’inizio del tour, il pregiudizio è quello di trovarsi in una grossa trappola commerciale, e la prima cosa che accoglie il visitatore dopo la biglietteria, infatti, è l’area degli stand dove è possibile acquistare souvenir, personaggi, foto professionali e cibo da luna park (pop-corn e hattara, lo zucchero filato che qui mettono a 3,70€). A essere onesti, però, basta davvero poco per ricredersi e realizzare che potrebbe andare anche peggio: i finlandesi sono finlandesi sempre, e anche nel commercio mantengono una certa “timidezza”, una particolare attenzione allo spazio personale. Nella vita mi sono imbattuto in posti in cui l’offerta sa essere davvero aggressiva, lungo tutto il percorso e ad ogni attrazione. A Muumimaailma, passata la zona iniziale, si è completamente liberi da venditori e da esche per bambini. E comunque sarebbe quantomeno naif stupirsi del lato economico di un’attrazione turistica che, al pari di ogni parco a tema del pianeta, viene concepita proprio per fare cassa. E il fatturato è sicuramente notevole, qui (tenendo conto che la struttura rimane aperta solo due mesi e mezzo in estate, qualche weekend a ottobre e una settimana a febbraio): si contano circa 250.000 visitatori annui per un incasso che supera i 7 milioni di euro. In realtà, è il marchio Muumi in generale a rappresentare una vera e propria macchina da soldi: i diritti appartengono alla Moomin Characters Ltd Oy che, senza alzare un dito, li gira ai 700 licenziatari sparsi in 20 paesi (quelli che creano e vendono i prodotti) e ci guadagna in modo considerevole: nel 2018, le entrate nette della società hanno sfiorato i 16 milioni. Tra tazze, gadget e giocattoli vari, in Finlandia soprattutto, è davvero impossibile sfuggire alla massiccia esposizione.
Superati i negozietti iniziali (quasi indenni!) e finalmente liberi dai mercanti del tempio, ci lanciamo senza remore lungo il tragitto pensato dagli organizzatori. Da lontano giganteggia la casa a tre piani di un vivissimo colore azzurro in cui, accompagnati da prole, Muumimamma e Muumipappa spendono le giornate a ingozzarsi di dolci. All’interno la ricostruzione è fedele e c’è anche un buffet, rigorosamente in plastica, al quale i piccoli visitatori, veri acrobati della fantasia, fingono di mangiare beati. Ma rimaniamo su questa immagine, rimaniamo un attimo su questo punto perché, in fondo, è tutta qui la questione. Per capirsi, fare l’adulto cinico che svela la falsità e l’artificialità del luogo in un pezzo di un blog, il disincantato che ci tiene tanto a sembrare smaliziato, ad usare il sarcasmo compiaciuto per colpire la presunta semplicità altrui, è cosa che non mi appartiene e dalla quale prendo le distanze con veemenza (non mi avranno mai!). Non voglio aderire al club dei cresciuti (male) che tirano la barba al Babbo Natale di turno per mostrarne la non autenticità: la cosa, oltre che banale, è anche ingenua perché significa crederci davvero a Babbo Natale, per lamentarsi che il figurante che lo interpreta non sia l’originale.
Un posto come Muumimaailma diventa piacevole se si è capaci di ricordare chi si è stati da piccoli, di sforzarsi di intraprendere un cammino all’indietro nella propria biografia e fermarsi non prima della preadolescenza. Non è sicuramente cosa agevole, ma un figlio è la guida migliore in questo tipo di viaggio: ti insegna ad abbassare lo sguardo di circa un metro, e da lì è facile abbracciare la felicità e l’eccitazione autentica che i bimbi vivono nell’incontrare i propri idoli. Basta fidarsi di loro. Io oggi ho deciso di fare così: risveglio il fanciullino, dimentico quel poco che so e guardo tutto come per la prima volta, mi faccio raccontare da mia figlia luoghi e personaggi, e mi godo il momento. Si può gioire di un posto come questo solo scrollandosi da dosso la pesantezza della propria storia, le incrostazioni degli anni che bloccano gli ingranaggi dei sogni . “I primi uomini non sapevano niente; sapevano quello che sai tu, fanciullo”. Ecco, dopo questo lavoro preliminare, dopo questa apertura, davvero non ci si potrà indignare per i costumi di gommapiuma, i parrucconi, i trucchi, i cassetti e gli armadi incollati, le vetrinette ripiene di finto cibo e impossibili da aprire. Da allora in avanti, non si dovrà fare altro che specchiarsi negli occhi vispi dei piccoli e cercare di scorgerci quello che crescendo diviene impossibile e negato: la meraviglia. Stupirsi è un lusso che il biglietto non comprende, e il sarcasmo di alcuni adulti, il cattivismo a tutti i costi, può risultare davvero cosa cheap.
La giornata va avanti e il giro procede fino alla fine senza intoppi, tra i luoghi della storia e le creature che li abitano. Ogni incontro è una festa, e i personaggi vengono letteralmente presi d’assalto dai bambini: Pikku Myy, Niisku, il tremendo e puzzolente Haisuli, tutte le 250 persone che compongono il personale in estate, si fanno in quattro per rendere piacevole l’esperienza. In un raro momento in cui si concede l’uscita dal personaggio (10 secondi), una simpatica noita (“strega”) mi confessa che la parte difficile del lavoro consiste nel dare risposte precise, credibili e non contraddittorie alle domande attente e insidiosissime dei bimbi. “Guai a deluderli!”
La cosa interessante è che le comparse non stanno lì, semplicemente a salutare e a mettersi in posa per le foto, ma recitano un vero e proprio canovaccio, una storia che si sviluppa tra le stradine, i ponti, la foresta e il labirinto, che a mio parere è il posto più divertente del percorso, alla fine del quale è previsto anche il teatro vero e proprio, quello ordinario con i posti a sedere, in cui le storie descritte nei libri diventano godibilissimi musical, con tanto di maxischermo per i sottotitoli in inglese e giapponese (ovvio!), pensati per quelli come me che davanti alla lingua finlandese diventano codardi come un Nipsu qualunque.
Alla fine del percorso (3/4 ore di durata), dopo aver parlato con tutti, abbracciato tutti, chiesto tutto a tutti, siamo tutti soddisfatti e ci dirigiamo verso la biglietteria. Ancora ben dentro i nostri braccialetti, quelli in cui ci hanno infilato all’ingresso autorizzandoci alla leggerezza, guadagniamo l’uscita e percorriamo al contrario il chilometro di strada che ci separa dalla fermata dell’autobus. La bambina è stanca e ha diritto a stare in braccio.
Il ritorno è assonnato, e l’autista che ci riporta a Turku lo fa con delicatezza, disegnando le curve come chi pattina senza fretta. Morgana dorme appoggiata alla mamma, e la testa è piena di sogni come quella di Bardamu dopo il cinema. Dal finestrino osservo tutto ciò che mi corre incontro: il paesaggio ora risulta meno monotono e una continuazione del parco, e fa tenerezza pensare alla serietà con cui mia figlia è solita scrutare la foresta quando ci viaggiamo accanto, nella speranza forse di scorgerci qualcuna delle strane creature che popolano la sua fantasia. Certe cose meritano attenzione, ha ragione lei. Sarebbe da folli non lasciarsi contagiare dalla sua immaginazione saltellante, prima che cresca e sia troppo tardi… Anche perché qui in Finlandia vanno via da casa molto presto!
E nel frattempo sono riapparse le nuvole.
La musica nelle cuffie (mentre “le nuvole gonfiano schiuma di Baltico”).