“Yllätysjuhlat” (“festa a sorpresa”) è il testo del messaggio WhatsApp che ho appena inviato a Mika Lehtinen, il commesso di Alko, e aspetto che le spunte diventino blu. Passa un minuto ed è lui ad aggiudicarsi la gara del “chi usa meno caratteri” con un ancora più criptico: “kl. 10”. Significherà che posso trovarlo in negozio a quell’ora? Mia moglie, autorevole traduttrice del non detto finlandese, conferma l’esegesi del messaggino. “Parla solo se puoi migliorarmi il silenzio”, impone la saggezza nordica… Non manca molto all’ora X, esco di casa avvolto nel mistero.
Le più vecchie bottiglie di Champagne ancora buone (più di 170 anni di età!), furono rinvenute nel Baltico, proprio davanti alle Åland, le belle isole finlandesi che fanno da “ponte” tra Turku e Stoccolma. E con questo si esauriscono i link tra le bollicine e questa terra. Non me ne vengono altri. Si trattava di Veuve Clicquot.
Cammino verso il centro, lungo il fiume che attraversa la città e la divide in due: Noi abitiamo a Martti, nella parte est: un quartiere carino nella zona in cui la foce dell’Aurajoki (il fiume), abbracciando il mare, si apre sull’arcipelago¹ (ben 20.000 tra isolette e atolli, signori miei!).
Il ghiaccio si è sciolto quasi del tutto e si comincia a sentire quella primavera, attesa e necessaria, che ci consegnerà, giorno dopo giorno, lentamente ma in modo inesorabile, alle 24 ore di luce di fine di giugno. Il famoso sole a mezzanotte! Insieme al ghiaccio, presto saranno anche i finlandesi a sciogliersi e ad abbandonare definitivamente le case e riversarsi in strada, nella natura, nelle foreste, nei mökki in riva ai laghi, a qualsiasi ora, a grigliare, a parlare, a conoscersi, a cantare… Irriconoscibili rispetto all’inverno, questi hanno almeno 4 caratteri, uno per ogni stagione!
Esaurito il pezzo di fiume che interessa la mia commissione, taglio verso l’interno e mi ritrovo in centro: in un attimo sono nel negozio Alko. Eccolo lì Mika Lehtinen, alto, biondo, dal sorriso sincero e le braccia inchiodate al busto. Ci salutiamo con un cenno della testa e ci fissiamo curiosi su chi farà la prima mossa: -Festa a sopresa?- rompe lui il ghiaccio. Annuisco e, senza ulteriori parole, ci ritroviamo al suo cospetto, lì, impalati davanti ad uno dei miei Champagne preferiti: il Charles Heidsieck Réserve Brut! Sorrido senza staccare gli occhi dalla bottiglia: gioca sporco, il vecchio Lehtinen!
Il Charles Heidsieck Réserve Brut è considerato tra i migliori Champagne non millesimati in circolazione. I vitigni che ne compongono la cuvée sono perfettamente equilibrati nelle proporzioni (33% Noir, 34% Chardonnay, 33% Meunier) per questo gioiellino composto da un 60% di vini d’annata e un 40% di vini di riserva invecchiati anche 15 anni. Gli anni sui lieviti sono ALMENO 3, dicono, ma in realtà possono essere anche quasi il doppio e, comunque, in etichetta trovate le date di mis en crayères (la data in cui viene messo a dormire tranquillo nelle cave gessose di Reims) e di sboccatura per verificare di volta in volta: la bottiglia che ho in mano io, ad esempio, si è affinata per ben 5 anni! Quelli di Vinepair lo piazzano al terzo posto nella lista degli Champagne da bere assolutamente nel 2019, e le guide di settore lo premiano con voti molto alti. Stranamente, in Italia, al di fuori della cerchia di appassionati e addetti ai lavori, non è che sia molto conosciuto (il consumatore distratto faticherebbe a trovarlo). È invece famosissimo all’estero, soprattutto in America, anche grazie alle doti pionieristiche del fondatore della maison, quel Charles Hiedsieck che, già a metà del 1800, si decise a portare i propri vini dall’altra parte dell’Atlantico. Un avventuriero nato, un “pazzo”, la cui biografia è narrata prima in un libro, Champagne Charlie, e poi nell’omonimo film² interpretato da Hugh Grant. E c’è anche una canzone che dovreste proprio ascoltare!
Vuoi un po’ la storia epica, quindi, vuoi un po’ il mercato americano, vuoi un po’ la bottiglia trendy (sinuosa, allungata, particolare, ricorda la lampada dalla quale spunta il genio!), vuoi il nickname Charlie, vuoi tutte quello che vuoi, questo Champagne è tra i più “cool” e, ahimè, apprezzato dai modaioli e onnipresente sulle pagine di blogger e youtuber. La rete è piena di giovani e belli, col ditino alzato, alternativi ma sofisticati, che lo mostrano come una medaglia e che ne pronunciano il nome all’americana (sono gli stessi personaggi che pronunciano la stessa parola Chamapagne all’americana: “Ciàmpèin”, dicono… Bacco li perdoni!). Il vino che ho davanti, in pratica, e che mi accingo a comprare perchè ottimo, sembra avere l’unico difetto di essere tra quelli più “fashion”, stilosi, in circolazione; riconducibile a un mondo al quale non appartengo e al quale mai vorrei appartenere.
A pensarci bene, c’è qualcosa dello Champagne che disturba, che è difficile da digerire, metabolizzare: l’immaginario a cui è legato. Blog fancy, le feste, il successo, gli influencer, i soldi, gli eventi, il billionaire, lo sfarzo, le piume di struzzo… Blah! Io penso che lo Champagne sia troppo buono per essere lasciato a questi stereotipi. Sarebbe bello poterlo liberare dai filtri di instagram e alleggerirlo da tutte queste sovrastrutture, dagli “equivoci” a cui è legato. Da tutto sto mondo “wannabe elitario” che ha finito per condizionarlo e che, soprattutto, ha finito per condizionarne l’approccio del consumatore. Vip, calciatori, ricchi, paillettes, modelle, denaro, lusso… Io voglio dire che un altro consumatore è possibile, che un altro APPROCCIO è possibile, doveroso. Un approccio naif, punk, che non ha altro modo di esprimersi se non in pantofole e tra le mura domestiche. Lo Champagne è e rimane un vino! E se di vino si tratta, allora è mani sporche di terra, è campagna, la vigna, il contadino, la Francia che non è solo Parigi, il cane che corre tra i filari… Altro che camicie bianche e capelli scolpiti! Altro che hipster e modaioli! Lo Champagne è del popolo, amici miei! Riportiamolo al tempo in cui i soldati francesi lo bevevano dagli elmetti! Strappiamone le bottiglie dalle mani di soubrette, arricchiti e tronisti vari che, negli anni, lo hanno sporcato facendone specchio! Via la vanità vomitevole, qua si parla d’amore!
Sono cose, queste, che ovviamente non dico a Mika Lehtinen: semplicemente, lo ringrazio per il bel suggerimento e lo saluto. La compro a 55€, quindi un po’ al di sopra della mia fascia di competenza dei 30-50. Pago, scaccio i cattivi pensieri, saluto ancora il mio uomo dalla soglia e mi ributto in strada.
“Una macchina veloce, l’orizzonte lontano e una donna da amare alla fine della strada”, diceva Kerouak. La macchina veloce mi manca ma l’orizzonte è bellissimo (il mare è ora di fronte) e la donna da amare è tra quelle che lo meritano. Ripercorro esattamente la stessa strada ma nel senso apposto e in poco tempo sono a casa.
Faccio le scale, rientro dalla porta con in mano lo Champagne “più cool del mondo” e mia moglie, la donna più cool del mondo, nemmeno lo nota (altro che soubrette e vanità!): mi rimprovera affettuosamente per il ritardo, invece, e mi viene incontro frenetica dicendomi che la sauna è pronta. Questo mi innamora e annuisco. Morgana è lì, in un angolo, che colora e prova, con un leggero movimento della testa, a stare dietro alla musica che arriva dalle casse. Lo Champagne, come la vita, è jazz!
Tutto sembra così tranquillo e armonioso… Mi guardo intorno e in questo momento, forse fugace, forse effimero come le bollicine, mi sento bene e fortunato. Grato. Ai piedi del divano ci sono le mie pantofole; le guardo, sospiro e sorrido fiero: le indosserò di nuovo stasera per la mia personalissima “rivoluzione”.
Più tardi, amici miei (e con questo vi saluto), in casa nostra, ci sarà la famosa “festa a sorpresa”… Che altro non è che una bella bottiglia bevuta insieme, da soli, con la bambina che dorme e senza che ci sia proprio nulla da festeggiare se non l’essere vivi.
Ciao a tutti.
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